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lunedì 5 marzo 2012

Massime plotiniane



Ognuno è maggiormente se stesso, non quando sia molteplice e grande, ma quando appartenga a se stesso; ed egli appartiene a se stesso quando si ripiega su se stesso, sulla sua interiorità.




Questa è la vita degli dei e degli uomini beati: distacco dalle restanti cose di quaggiù, vita che non si compiace più delle cose terrene, fuga di solo a Solo.




Iniziando la ricerca, noi obbediamo al precetto del dio che ci comanda di conoscere noi stessi.




Il saggio quando agisce raccoglie il frutto non delle azioni, né degli avvenimenti, ma di ciò che possiede intimamente.




La causa dell'ignoranza di Dio è la stima delle cose terrene e il disprezzo di se stessi.



Ogni essere tende all'Uno, cioè a se stesso.


Quando guardiamo al di fuori di Colui dal quale dipendiamo, ignoriamo di essere un'unità...ma chi potesse voltarsi o avesse la fortuna di essere tirato da Atena, vedrebbe come un dio se stesso e l'universo.



 
Trasformati in Lui solo, dopo aver abbandonato ogni altra cosa, che diremo se non che siamo diventati, più che mai, liberi e indipendenti? Chi potrebbe legarci ora alla fortuna, al caso, agli eventi, ora che ci siamo tramutati in quella Vita vera e siamo entrati in Colui che non ha null'altro, ma è soltanto se stesso?



L'anima che è una in se stessa è vicina all'Uno.



 
Quando il contemplante vede se stesso, dovrà vedersi così com'è, o meglio, sarà 
unito a se stesso così com'è ed avrà coscienza di ciò che è perchè è diventato semplice.


Plotino

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