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venerdì 29 giugno 2012





PASQUA 1916

Li ho incontrati al cadere del giorno
Mentre ritornavano animati in viso
Da banchi di negozi o scrittoi tra grigie
Case del diciottesimo secolo.
Sono passato con un cenno del capo
O cortesi parole senza senso,
O mi sono soffermato un momento e ho detto
Cortesi parole senza senso,
E pensato prima d'andarmene
Alla storiella beffarda o al sarcasmo
Con cui s'intrattiene un amico
Intorno al fuoco al circolo,
Certo che essi e io
Vivevamo soltanto ove s'indossa la casacca del buffone:
Tutti mutati, interamente mutati.
Una bellezza terribile è nata.

I giorni di quella donna erano spesi
In ottuso buon volere,
Le sue serate in discussioni
Fin che la voce si faceva stridula.
Quale voce più dolce della sua
Quando, giovane e bella,
Cavalcava dietro la muta?
Quest'uomo aveva tenuto una scuola
E cavalcava il nostro cavallo alato;
Quest'altro suo aiutante e amico
Stava toccando l'ora del vigore;
Avrebbe potuto venire in fama alla fine,
Tanto sensibile appariva la sua natura,
Audace e dolce il suo pensiero.
Quest'altro avevo creduto
Un borioso villico ubriaco.
Aveva fatto sanguinoso torto
A persone vicine al mio cuore,
L'annovero tuttavia nel mio canto;
Anch'egli ha rinunciato alla sua parte
Nega commedia del caso;
Anch'egli è stato alla sua volta mutato,
Interamente trasformato:
Una bellezza terribile è nata.

Cuori con un proposito solo
Tutta l'estate e l'inverno paiono
Fatti come per incanto pietra
Che turba il fiume vivente.
Il cavallo che viene dalla strada,
Il cavaliere, gli uccelli che spaziano
Da nube a trascorrente nube,
Mutano di minuto in minuto;
Un'ombra di nube sul fiume
Muta di minuto in minuto;
Uno zoccolo di cavallo scivola sull'argine,
E un cavallo diguazza nell'acqua;
Le galline dalle lunghe gambe si tuffano,
E lanciano richiamo ai galli di brughiera;
Di minuto in minuto essi vivono
La pietra è in mezzo a ogni cosa.

Un troppo lungo sacrificio
Può fare pietra del cuore.
Oh, quando basterà?
Questo compete al Cielo, a noi compete
Di mormorare nome su nome,
Come una madre nomina il figliuolo
Quando il sonno è infine disceso
Su membra pur ora irrequiete.
E' altra cosa dal calare della notte?
No, no, non notte ma morte;
E fu inutile morte, alla fine?
Perché, per quanto si faccia e si dica,
L'Inghilterra può tener fede alle promesse.
Noi conosciamo il loro sogno; basta
Sapere che sognarono e son morti;
E che importa se eccesso d'amore
Li sconvolse fin che morirono?
Lo scrivo in rima:
MacDonagh e MacBride
E Connolly e Pearse
Ora e nel tempo avvenire,
Ovunque s'indossi il verde,
Sono mutati, interamente mutati:
Una bellezza terribile è nata.


William Butler Yeats

lunedì 25 giugno 2012

Foggy dew




As down the glen one Easter morn to a city fair rode I
There Armed lines of marching men in squadrons passed me by
No pipe did hum nor battle drum did sound its loud tattoo
But the Angelus Bell o'er the Liffey's swell rang out through the foggy dew

Right proudly high over Dublin Town they hung out the flag of war
'Twas better to die 'neath an Irish sky than at Suvla or Sud-El-Bar
And from the plains of Royal Meath strong men came hurrying through
While Britannia's Huns, with their long range guns sailed in through the foggy dew

'Twas England bade our Wild Geese go, that small nations might be free;
Their lonely graves are by Suvla's waves or the fringe of the great North Sea.
Oh, had they died by Pearse's side or fought with Cathal Brugha
Their graves we'd keep where the Fenians sleep, 'neath the shroud of the foggy dew.

[Oh the night fell black, and the rifles' crack made Perfidious Albion reel
In the leaden rain, seven tongues of flame did shine o'er the lines of steel
By each shining blade a prayer was said, that to Ireland her sons be true
But when morning broke, still the war flag shook out its folds in the foggy dew]

Oh the bravest fell, and the Requiem bell rang mournfully and clear
For those who died that Easter tide in the spring time of the year
And the world did gaze, in deep amaze, at those fearless men, but few,
Who bore the fight that freedom's light might shine through the foggy dew

[As back through the glen I rode again and my heart with grief was sore
For I parted then with valiant men whom I never shall see more
But to and fro in my dreams I go and I kneel and pray for you,
For slavery fled, O glorious dead, when you fell in the foggy dew].

TRADUZIONE ITALIANA

Una mattina di Pasqua attraversavo una valle a cavallo verso una bella città,
Mi passarono davanti marciando file di uomini armati.
La cornamusa non suonò il tamburello non rullò.
Si sentì solo la campana dell'Angelus suonare e di lontano lo scorrere
Del fiume nella nebbia di quel mattino.

Innalzarono fieramente la bandiera della battaglia sopra Dublino.
Sarebbe stato meglio morire sotto il cielo irlandese piuttosto che combattere con inglesi a Sulva o a Sud el Bar.
Dalle pianure di Royal Meath arrivarono correndo altri uomini forti
Mentre con i cannoni arrivarono gli inglesi invasori
Sulle loro navi nella nebbia di quel mattino.

Se l'Inghilterra avesse lasciato fare alle nostre Oche Selvatiche quelle piccole nazioni avrebbero potuto essere libere
Ma le loro tombe stanno ora presso le onde del Sulva o sulle rive del gran Mare del Nord
Oh, fossero morti accanto a Pearse o combattuto con Cathal Brugha!
Ma serberemo i loro nomi dove dormono i Feniani
Nel manto della nebbia di quel mattino.

[Oh la notte buia cala e lo scoppio dei fucili che fanno vacillare la "Perfida Albione"
Nel mezzo della via coperta di piombo, sette lingue di fuoco scintillavano sopra le linee di acciaio
Per ogni lama lucente, una preghiera era recitata, dicendo che per l'Irlanda i suoi figli saranno giusti
Ma quando la mattina irrompeva, la bandiera di guerra ancora sventolava nella nebbia di quel mattino.]

I più coraggiosi caddero e nel silenzio le campane suonarono tristemente il Requiem
Per coloro che morirono in quella Pasqua di primavera.
Il mondo guardò con grande stupore quei pochi uomini coraggiosi
Che sostennero la lotta perché la luce della libertà risplendesse nella nebbia di quel mattino.

[Tornai in quella valle cavalcando e il mio cuore pianse di dolore,
Perché avevo lasciato uomini valorosi che non avrei mai più visto.
Ma quando il mio pensiero torna a voi m'inginocchio e prego,
Perché la schiavitù è fuggita quando voi, o morti gloriosi, siete caduti nella nebbia di quel mattino.]

giovedì 24 maggio 2012

Invada l'animo una certa sacra ambizione,
affinché, non soddisfatti delle cose mediocri, aneliamo alle più alte
e ci sforziamo di raggiungerle con tutte le forze.

Pico della Mirandola

mercoledì 23 maggio 2012



"Donde cayó Camilo nació una cruz,
pero no de madera sino de luz.
Lo mataron cuando iba por su fusil,
Camilo Torres muere para vivir"


Cruz de luz - Víctor Jara

lunedì 21 maggio 2012

Camilo Torres





Messaggio per i Cristiani
Le convulsioni causate dagli eventi politici, religiosi e sociali negli ultimi tempi, forse hanno provocato nei cristiani della Colombia molta confusione. È necessario che in questo momento cruciale della nostra storia, i cristiani restino fermi ai principi essenziali della nostra religione.
La cosa principale nel cattolicesimo è l'amore del prossimo. "Chi ama il suo prossimo compie la sua legge." (San Paolo, Romani XIII, 8). Questo amore, affinchè sia vero, deve cercare efficacia. Se la beneficenza, l'elemosina, le poche scuole gratuite, i pochi piani abitativi, quello che si è chiamata "la carità", non riesce a dar da mangiare alla maggioranza degli affamati, nè a vestire la maggioranza degli ignudi, nè ad insegnare alla maggioranza di quelli che non sanno, dobbiamo trovare strumenti efficaci per il benessere delle maggioranze.
Questi mezzi non li cercano le minoranze privilegiate che hanno il potere, perché generalmente quei mezzi efficaci obbligano le minoranze a sacrificare i loro privilegi. Per esempio, per riuscire ad ottenere che ci sia più lavoro in Colombia, sarebbe meglio non si esportassero all'estero i capitali sotto forma di dollari ma che piuttosto si investissero nel paese in fonti di lavoro. Ma siccome il peso colombiano si svaluta tutti i giorni, quelli che hanno il denaro e hanno il potere non proibiranno mai l'esportazione del denaro, perché esportandolo lo sottraggono alla svalutazione.
È necessario allora togliere il potere alle minoranze privilegiate per darlo alle maggioranze povere. Questo, se si fa rapidamente, è la cosa essenziale di una Rivoluzione. La Rivoluzione può essere pacifica, se le minoranze non fanno resistenza violenta. La Rivoluzione, pertanto, è il modo per realizzare un governo che dia da mangiare all'affamato, che vesta il nudo, che insegni a quello che non sa, che compia le opere di carità, di amore verso il prossimo, non solamente in forma occasionale e transitoria, non solamente per pochi, bensì per la maggioranza dei nostri prossimi. Così la Rivoluzione è non solo lecita, ma obbligatoria per i cristiani che vedono in essa l'unico modo efficace e completo per realizzare l'amore per tutti. È vero che "non c'è autorità se non da Dio" (San Paolo, Romani XXI, 1). Ma Tommaso dice che l'attribuzione specifica dell'autorità è fatta dalla gente.
Quando c'è un'autorità contro il popolo, quell'autorità non è legittima e si chiama tirannia. Noi cristiani possiamo e dobbiamo lottare contro la tirannia. Il governo attuale è tirannico perché non trova altro sostegno che il 20 percento degli elettori e perché le sue decisioni sono adottate dalle minoranze privilegiate.
I difetti temporali della Chiesa non devono scandalizzarci. La Chiesa è umana. La cosa importante è credere che è anche divina e che se noi i cristiani compiamo il nostro dovere di amare il prossimo, stiamo rafforzando la Chiesa.
Io ho lasciato i privilegi e doveri del clero, ma non ho smesso di essere sacerdote. Credo di essermi dato alla Rivoluzione per amore del prossimo. Ho smesso di dire messa per realizzare quell'amore al prossimo, nel terreno temporale, economico e sociale. Quando il mio prossimo non avrà nulla contro di me, quando sarà realizzata la Rivoluzione, tornerò ad offrire messa se Dio me lo permetterà. Credo che così si segua il mandato di Cristo: "Se dunque presenti la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare e va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono." (Matteo V, 23-24).
Dopo la Rivoluzione noi cristiani avremo la coscienza di aver instaurato un sistema che è orientato per l'amore verso il prossimo.
La lotta è lunga, cominciamo adesso...

Camilo Torres.

venerdì 4 maggio 2012

Essere

Meno si è, e meno si esprime la propria vita;
più si ha, e più è alienata la propria vita.
Marx

mercoledì 25 aprile 2012

Tacere

"Il saggio vecchio gufo stava su una quercia:
più esso sapeva, meno parlava,
meno parlava, più ascoltava …"
( proverbio popolare)


domenica 22 aprile 2012

Solo et pensoso

Solo et pensoso i piú deserti campi
vo mesurando a passi tardi et lenti,
et gli occhi porto per fuggire intenti
ove vestigio human l’arena stampi.

5Altro schermo non trovo che mi scampi
dal manifesto accorger de le genti,
perché negli atti d’alegrezza spenti
di fuor si legge com’io dentro avampi:

sì ch’io mi credo omai che monti et piagge
10et fiumi et selve sappian di che tempre
sia la mia vita, ch’è celata altrui.

Ma pur sí aspre vie né sí selvagge
cercar non so ch’Amor non venga sempre
ragionando con meco, et io co’llui.

Petrarca

Giudizi degli stanchi

Maledicono il sole tutti i fiacchi:
per loro il senso degli alberi è - l'ombra!

Nietzsche

sabato 7 aprile 2012

O notte veramente gloriosa, che ricongiunge la terra al cielo e l'uomo al suo creatore!



Esulti il coro degli angeli,
esulti l'assemblea celeste:
un inno di gloria saluti il trionfo del Signore risorto.
Gioisca la terra inondata da così grande splendore;
la luce del Re eterno ha vinto le tenebre del mondo.
Gioisca la madre Chiesa, splendente della gloria del suo Signore,
e questo tempio tutto risuoni
per le acclamazioni del popolo in festa.
E voi, fratelli carissimi,
qui radunati nella solare chiarezza di questa nuova luce,
invocate con me la misericordia di Dio onnipotente.
Egli che mi ha chiamato, senza alcun merito,
nel numero dei suoi ministri, irradi il suo mirabile fulgore,
perché sia piena e perfetta la lode di questo cero.

Il Signore sia con voi.
E con il tuo spirito.

In alto i nostri cuori.
Sono rivolti al Signore.

Rendiamo grazie al Signore, nostro Dio.
È cosa buona e giusta.

È veramente cosa buona e giusta
esprimere con il canto l'esultanza dello spirito,
e inneggiare al Dio invisibile, Padre onnipotente,
e al suo unico Figlio, Gesù Cristo nostro Signore.

Egli ha pagato per noi all'eterno Padre il debito di Adamo,
e con il sangue sparso per la nostra salvezza
ha cancellato la condanna della colpa antica.
Questa è la vera Pasqua, in cui è ucciso il vero Agnello,
che con il suo sangue consacra le case dei fedeli.
Questa è la notte in cui hai liberato i figli di Israele, nostri padri,
dalla schiavitù dell'Egitto,
e li hai fatti passare illesi attraverso il Mar Rosso.
Questa è la notte in cui hai vinto le tenebre del peccato
con lo splendore della colonna di fuoco.
Questa è la notte che salva su tutta la terra i credenti nel Cristo
dall'oscurità del peccato e dalla corruzione del mondo,
li consacra all'amore del Padre
e li unisce nella comunione dei santi.
Questa è la notte in cui Cristo, spezzando i vincoli della morte,
risorge vincitore dal sepolcro.
Nessun vantaggio per noi essere nati, se lui non ci avesse redenti.
O immensità del tuo amore per noi! O inestimabile segno di bontà:
per riscattare lo schiavo, hai sacrificato il tuo Figlio!
Davvero era necessario il peccato di Adamo,
che è stato distrutto con la morte del Cristo.
Felice colpa, che meritò di avere un così grande redentore!
O notte beata, tu sola hai meritato di conoscere
il tempo e l'ora in cui Cristo è risorto dagli inferi.
Di questa notte è stato scritto: la notte splenderà come il giorno,
e sarà fonte di luce per la mia delizia.
Il santo mistero di questa notte sconfigge il male,
lava le colpe, restituisce l'innocenza ai peccatori,
la gioia agli afflitti.
Dissipa l'odio, piega la durezza dei potenti,
promuove la concordia e la pace.
O notte veramente gloriosa,
che ricongiunge la terra al cielo e l'uomo al suo creatore!
In questa notte di grazia accogli, Padre santo, il sacrificio di lode,
che la Chiesa ti offre per mano dei suoi ministri,
nella solenne liturgia del cero,
frutto del lavoro delle api, simbolo della nuova luce.
Riconosciamo nella colonna dell'Esodo
gli antichi presagi di questo lume pasquale
che un fuoco ardente ha acceso in onore di Dio.
Pur diviso in tante fiammelle non estingue il suo vivo splendore,
ma si accresce nel consumarsi della cera
che l'ape madre ha prodotto
per alimentare questa preziosa lampada.
Ti preghiamo, dunque, Signore, che questo cero,
offerto in onore del tuo nome
per illuminare l'oscurità di questa notte,
risplenda di luce che mai si spegne.
Salga a te come profumo soave,
si confonda con le stelle del cielo.
Lo trovi acceso la stella del mattino,
questa stella che non conosce tramonto:
Cristo, tuo Figlio, che risuscitato dai morti
fa risplendere sugli uomini la sua luce serena
e vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

sabato 31 marzo 2012




Le tenebre stanno diradandosi
e la vera luce già risplende.

1Gv 2,8

domenica 25 marzo 2012

Per molto tempo...

13Il Signore avanza come un prode,
come un guerriero eccita il suo ardore;
urla e lancia il grido di guerra,
si mostra valoroso contro i suoi nemici.
14"Per molto tempo ho taciuto,
ho fatto silenzio, mi sono contenuto;
ora griderò come una partoriente,
gemerò e mi affannerò insieme.
15Renderò aridi monti e colli,
farò seccare tutta la loro erba;
trasformerò i fiumi in terraferma
e prosciugherò le paludi.
16Farò camminare i ciechi per vie che non conoscono,
li guiderò per sentieri sconosciuti;
trasformerò davanti a loro le tenebre in luce,
i luoghi aspri in pianura.
Tali cose io ho fatto e non cesserò di fare".

Isaia 42, 13-16

Testimoniare

E' meglio tacere ed essere, che dire e non essere. E' bello insegnare se chi parla opera. Uno solo è il Maestro che ha detto e ha fatto e ciò che tacendo ha fatto è degno del Padre. Chi possiede veramente la Parola può avvertire anche il suo silenzio per essere perfetto, per compiere le cose di cui parla o di essere conosciuto per le cose che tace. Nulla sfugge al Signore, anche i nostri segreti gli sono vicino. Tutto facciamo considerando che abita in noi, per essere noi templi suoi ed egli il Dio in noi.

S. Ignazio, agli Efesini XV

lunedì 19 marzo 2012

Apoftegmi

L'abate Antonio predisse all'abate Amun: « Tu farai molti progressi nel timor di Dio ». Poi lo condusse fuori dalla cella e gli mostrò una pietra: « Mettiti a ingiuriare questa pietra », gli disse, « e colpiscila senza smettere ». Quando Amun ebbe terminato, sant'Antonio domandò se la pietra gli avesse risposto qualcosa. « No », disse Amun. « Ebbene! anche tu », aggiunse l'anziano, « devi raggiungere questa perfezione e pensare che non ti si fa nessuna offesa ».

Padri del deserto

Regula Benedicti

A saeculi actibus se facere alienum.
Nihil amori Christi praeponere.

S. Benedetto

giovedì 8 marzo 2012

Dalle omelie su Giosuè

... si tratta forse di cercare fuori di sè una strada da intraprendere o un campo di battaglia?
Forse le mie parole ti stupiranno, eppure sono vere: limita la tua ricerca a te stesso!
Tu devi lottare in te stesso, perchè il tuo nemico procede dal profondo del tuo cuore.
Non sono io a dirlo, ma Cristo: "dal cuore provengono i pensieri malvagi...".


Origene 


Verbo crescente,
verba deficiunt.

Sant'Agostino

mercoledì 7 marzo 2012

La gaia scienza

Io abito nella mia casa,
non ho mai imitato nessuno
e, sempre ho deriso i maestri
che di se stessi non ridono.


Nietzsche

lunedì 5 marzo 2012

Massime plotiniane



Ognuno è maggiormente se stesso, non quando sia molteplice e grande, ma quando appartenga a se stesso; ed egli appartiene a se stesso quando si ripiega su se stesso, sulla sua interiorità.




Questa è la vita degli dei e degli uomini beati: distacco dalle restanti cose di quaggiù, vita che non si compiace più delle cose terrene, fuga di solo a Solo.




Iniziando la ricerca, noi obbediamo al precetto del dio che ci comanda di conoscere noi stessi.




Il saggio quando agisce raccoglie il frutto non delle azioni, né degli avvenimenti, ma di ciò che possiede intimamente.




La causa dell'ignoranza di Dio è la stima delle cose terrene e il disprezzo di se stessi.



Ogni essere tende all'Uno, cioè a se stesso.


Quando guardiamo al di fuori di Colui dal quale dipendiamo, ignoriamo di essere un'unità...ma chi potesse voltarsi o avesse la fortuna di essere tirato da Atena, vedrebbe come un dio se stesso e l'universo.



 
Trasformati in Lui solo, dopo aver abbandonato ogni altra cosa, che diremo se non che siamo diventati, più che mai, liberi e indipendenti? Chi potrebbe legarci ora alla fortuna, al caso, agli eventi, ora che ci siamo tramutati in quella Vita vera e siamo entrati in Colui che non ha null'altro, ma è soltanto se stesso?



L'anima che è una in se stessa è vicina all'Uno.



 
Quando il contemplante vede se stesso, dovrà vedersi così com'è, o meglio, sarà 
unito a se stesso così com'è ed avrà coscienza di ciò che è perchè è diventato semplice.


Plotino

sabato 28 gennaio 2012

...dal deserto

Più di ogni altra cosa
ama il silenzio;
esso ti reca un frutto
che la lingua
è incapace di descrivere.

Isacco di Ninive

giovedì 26 gennaio 2012

Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo (Gv 17,14)

Il mistero cristiano


V. 1. I cristiani né per regione, né per voce, né per costumi sono da distinguere dagli altri uomini. 2. Infatti, non abitano città proprie, né usano un gergo che si differenzia, né conducono un genere di vita speciale. 3. La loro dottrina non è nella scoperta del pensiero di uomini multiformi, né essi aderiscono ad una corrente filosofica umana, come fanno gli altri. 4. Vivendo in città greche e barbare, come a ciascuno è capitato, e adeguandosi ai costumi del luogo nel vestito, nel cibo e nel resto, testimoniano un metodo di vita sociale mirabile e indubbiamente paradossale. 5. Vivono nella loro patria, ma come forestieri; partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono distaccati come stranieri. Ogni patria straniera è patria loro, e ogni patria è straniera. 6. Si sposano come tutti e generano figli, ma non gettano i neonati. 7. Mettono in comune la mensa, ma non il letto. 8. Sono nella carne, ma non vivono secondo la carne. 9. Dimorano nella terra, ma hanno la loro cittadinanza nel cielo. 10. Obbediscono alle leggi stabilite, e con la loro vita superano le leggi. 11. Amano tutti, e da tutti vengono perseguitati. 12. Non sono conosciuti, e vengono condannati. Sono uccisi, e riprendono a vivere. 13. Sono poveri, e fanno ricchi molti; mancano di tutto, e di tutto abbondano. 14. Sono disprezzati, e nei disprezzi hanno gloria. Sono oltraggiati e proclamati giusti. 15. Sono ingiuriati e benedicono; sono maltrattati ed onorano. 16. Facendo del bene vengono puniti come malfattori; condannati gioiscono come se ricevessero la vita. 17. Dai giudei sono combattuti come stranieri, e dai greci perseguitati, e coloro che li odiano non saprebbero dire il motivo dell'odio.

L'anima del mondo


VI. 1. A dirla in breve, come è l'anima nel corpo, così nel mondo sono i cristiani. 2. L'anima è diffusa in tutte le parti del corpo e i cristiani nelle città della terra. 3. L'anima abita nel corpo, ma non è del corpo; i cristiani abitano nel mondo, ma non sono del mondo. L'anima invisibile è racchiusa in un corpo visibile; i cristiani si vedono nel mondo, ma la loro religione è invisibile. 5. La carne odia l'anima e la combatte pur non avendo ricevuto ingiuria, perché impedisce di prendersi dei piaceri; il mondo che pur non ha avuto ingiustizia dai cristiani li odia perché si oppongono ai piaceri. 6. L'anima ama la carne che la odia e le membra; anche i cristiani amano coloro che li odiano. 7. L'anima è racchiusa nel corpo, ma essa sostiene il corpo; anche i cristiani sono nel mondo come in una prigione, ma essi sostengono il mondo. 8. L'anima immortale abita in una dimora mortale; anche i cristiani vivono come stranieri tra le cose che si corrompono, aspettando l'incorruttibilità nei cieli. 9. Maltrattata nei cibi e nelle bevande l'anima si raffina; anche i cristiani maltrattati, ogni giorno più si moltiplicano. 10. Dio li ha messi in un posto tale che ad essi non è lecito abbandonare.



A Diogneto


mercoledì 4 gennaio 2012

Il Logos maestro

"Egli fin dal principio apparve nuovo ed era antico e ognora diviene nuovo nei cuori dei fedeli".

A Diogneto