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sabato 30 luglio 2011







“Se ti troverai davanti a un bosco folto di alberi secolari, di altezza insolita, dove la densità dei rami, che si coprono l´un l´altro, impedisce la vista del cielo, l´altezza di quella selva, la solitudine del luogo e lo stupore che desta un´ombra tanto densa e ininterrotta in uno spazio aperto, ti persuaderà che lì c´è un dio. Se una grotta, creata non dalla mano dell´uomo, ma scavata in tanta ampiezza da fenomeni naturali, sostiene su rocce profondamente corrose un monte, un sentimento di religioso timore colpirà il tuo animo. Noi veneriamo le sorgenti dei grandi fiumi; vengono innalzati altari là dove d´improvviso scaturisce dal sottosuolo una copiosa corrente; onoriamo le fonti di acque termali, e il colore opaco o la smisurata profondità hanno reso sacri certi laghi. Se vedrai un uomo impavido di fronte ai pericoli, libero da passioni, felice nelle avversità, tranquillo in mezzo alle tempeste, che guarda gli altri uomini dall´alto e gli dèi alla pari, non ti pervaderà un senso di rispetto per lui? Non dirai: "C´è un qualcosa di troppo grande ed eccelso perché possa ritenersi simile al povero corpo in cui si trova"? Una forza divina è discesa in lui; una potenza celeste stimola questo spirito straordinario, moderato, che passa oltre ogni cosa considerandola di poco conto, che se la ride dei nostri timori e desideri. Non può un essere così grande restare saldo senza l´aiuto divino; perciò la parte maggiore di lui è là da dove è disceso. Come i raggi del sole raggiungono la terra, ma non si staccano dal loro punto di partenza, così l´anima grande e santa, mandata quaggiù per farci conoscere meglio il divino, sta insieme a noi, ma rimane unita alla sua origine; dipende da essa, a essa guarda e aspira e sta in mezzo a noi come un essere superiore”.
Seneca, Lettere a Lucilio 41






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